lunedì 30 settembre 2013

Sacca porta-patate

Questo è uno dei miei primissimi lavori con la macchina da cucire: una sacca porta patate.



Avevo bisogno di un progetto relativamente semplice come forma e struttura, ma con qualche piccola difficoltà come la fodera interna e lo spazio per far passare il cordino per la chiusura a strozzo.


Ho scelto una fodera nera per tenere le patate al buio, e anche per l'esterno una fantasia con colori scuri, per lo stesso motivo.


Per una principiante, non è andata male!

Buste origami (tutorial)





Quando frequentavo le scuole medie, moooolto tempo prima dell'era di internet, facebook, ecc, andava di moda avere un pen pal, cioè un amico di penna, con cui tenere corrispondenza nella lingua straniera studiata. Non ricordo come, avevo trovato una ragazzina coreana; ci scrivevamo in inglese, raccontandoci della nostra vita. Lei era sempre molto carina, riempiva le sue lettere di piccoli adesivi, timbrini, bigliettini decorati o profumati, e qualche volta origami portafortuna.

Una volta mi mandò tanti piccoli fiori di carta colorata all'interno di una bustina, che trovai deliziosa.
Da allora, quando mi capita di voler personalizzare un messaggio scritto su carta (eh sì, a me piace ancora scrivere con carta e penna), spesso mi ritrovo ad usare quella busta-origami, che mi insegnò a fare la mia amica di penna Seol-Ah.

Ecco come si realizza:



si piega un foglio A4 a metà e si ripiegano due vertici opposti verso la linea centrale.

NB: ogni piegatura viene ripetuta in modo simmetrico 
rispetto al centro.





Si piegano i due rettangoli rimasti 
a metà, in modo da far coincidere 
i bordi, così:  
    


Si ripiegano i due vertici opposti verso la linea centrale:













Si infilano le due estremità nel bordino opposto, così:      





                                                                                                                                                                                    




Così si chiude la busta: 













Eccone un po' di vari colori, da preparare anche con i bambini:


giovedì 26 settembre 2013

Autunno

E' iniziato l'autunno da qualche giorno, anche se le temperature sembrano ancora estive. 



La mia bimba "grande" ha iniziato la scuola primaria e le mamme veterane (non tutte, ma ne bastano poche) chissà perché si divertono a fare terrorismo psicologico su quanto sarà dura, su quanti compiti avrà, su questo e su quello.


Uno degli scenari evidentemente considerati più inquietanti è quello in cui i bambini dovranno imparare le poesie a memoria. Certo, studiare a memoria non lo ricordo nemmeno io come un piacere (che poi, qualche volta invece sì, lo è stato: è tutto relativo!), ma perché dare per scontato che imparare a memoria una poesia sia fastidioso?


Così ho deciso di giocare d'anticipo: sarò io ad insegnare ai miei bambini (primaria o non primaria) una poesia legata all'autunno, che per me è dolcissima, perché me la recitava sempre la mia nonna.




                                                      Rondinella, rondinella, dove vai?
                                                      Oltre i monti, oltre il mar.
                                                      Rondinella tornerai?
                                                      Chi si parte vuol tornar.
                                                      Lasci qui la tua casetta?
                                                      Sì, m'attende a primavera
                                                      Addio, bimbi! Vado in fretta
                                                      Parto con la mia schiera.



La nascita Lotus di Aris

Questo è il racconto del nostro Lotus.

La Nascita Lotus è una scelta, una Via, un modo di venire al mondo con un pezzettino in più, come un allungare oltre ciò che è la nascita.


Aris è nato qualche mezzora prima di un violento temporale, e, mentre fuori infuriava il vento e rumoreggiavano i tuoni, in casa si srotolavano i primi magici momenti della sua nascita Lotus.
Subito dopo il parto, ho voluto accanto a me una cara amica, Doula e da quel giorno custode della placenta di Aris, per avere un aiuto lì dove il papà non si è sentito di spingersi (e già aveva fatto tanto...).
Insieme abbiamo lavato con cura la placenta, l'abbiamo rimirata, ringraziata, asciugata, salata e profumata con della lavanda. Ancora oggi per entrambe il profumo di lavanda è quello: il profumo della nascita speciale di un bimbo. 

Avevo preparato prima che Aris nascesse delle sacche con tracolla per potermi muovere con tranquillità con lui e la sua compagna di viaggio, ma per le prime ore l'ho tenuta semplicemente vicino a noi, avvolta in teli di cotone.

Non riesco quasi a descrivere quei primi momenti... bisognava esserci. Perché non si può rendere a parole 
il silenzio, la sospensione quasi onirica che si respirava 
(o che io sentivo accanto a "loro").

Il cordone ombelicale è seccato quasi subito, 
dopo poche ore aveva già perso la sua consistenza 
tenera e forte insieme e i suoi colori perlacei
La placenta ha invece impiegato molto più tempo per asciugarsi e seccare del tutto, prolungando nei giorni la magia del Lotus.

La prima notte è stata forse la più strana: dormire con un bimbo nuovo nuovo e con un fagotto indissolubilmente legato a lui. Ma si sa che le prime notti con un neonatino sono sempre speciali, si dorme e non si dorme, le emozioni sono intense, così intense che si perde il senso del tempo, del giorno e della notte.

I giorni successivi sono stati in parte calmi, mentre gli altri due bimbi erano a scuola, e in parte movimentati dal loro entusiasmo spontaneo e dirompente.



La mia amica veniva sempre ad occuparsi di noi (una vera Doula!), con discrezione e dolcezza e Amore (e un pacchetto di sale grosso, al bisogno).
Ho avuto un po' di tensione e di paura nei giorni seguenti alla nascita, quando vedevo che la pelle intorno al futuro bottone ombelicale restava sempre molto umida e tendeva a rilasciare un po' di umore. Ho usato della polvere all'echinacea, quella che viene usata per la cura del moncone, per aiutare a seccare più in fretta. Sentivo addosso la responsabilità di quella scelta inconsueta e volevo che tutto filasse liscio, senza intoppi. Dopo cinque giorni, finalmente il mio piccolo è stato pronto per lasciare andare la sua placenta, e il cordone si è staccato. Senza segni particolari, ho semplicemente aperto il pannolino e trovato il cordone staccato. E' stato un momento toccante, e ho sentito proprio la completezza della nascita.


Il giorno dopo abbiamo organizzato la prima uscita da casa di Aris (e mia): siamo andati in un vivaio a comprare un piccolo ulivo, la mia pianta preferita, per piantarla sul terrazzo, sopra la placenta, nostra protettrice.
Mi piace guardare l'ulivo, il suo vaso e sapere che lì sotto c'è un segreto, una specie di magia.

Allattare in pubblico

Io allatto alla luce del sole 4


Mi sembra sempre così strano che si debba parlare di allattamento al seno in pubblico; eppure, è vero, ce n'è sempre bisogno, perché il messaggio possa arrivare a tutte le mamme: si può allattare, e lo si può fare ovunque il nostro bambino ne abbia bisogno o voglia. Senza se e senza ma.

Basta immaginare di avere un bimbo di due o tre anni che ci dice: "Mamma, ho fame!"; se abbiamo un pezzo di pane o un frutto in borsa, glielo neghiamo? Solo perché siamo in coda in posta, o al parco, o alla riunione di scuola, o al ristorante con gli amici, o seduti ad un elegante bar in Piazza San Marco per la gita a Venezia? Ecco, per un neonato quel bisogno è ancora più impellente (e chi ha bimbi di due/tre anni SA già che cos'è l'urgenza della fame).


Seguendo i bisogni del mio bambino, che non erano e non sono solo di fame, mi sono ritrovata un giorno su una panchina con un bimbo che non era più un neonato, ma aveva due anni e mezzo. Come sia successo non saprei: ho solo lasciato andare le cose, senza porre limiti temporali prestabiliti, senza pensare se fosse troppo grande o troppo esposto agli sguardi altrui. Lui aveva bisogno o voglia del mio latte, del mio abbraccio, del nostro profumo. Alla luce del sole.

martedì 24 settembre 2013

Astuccio porta matite



La mia ultima fatica (e lo è stata davvero, per un'autodidatta, soprattutto studiare il modello e non perdere preziosi cm di stoffa nei margini): un astuccio porta matite per la mia piccola che ha iniziato la scuola primaria.



Per evitare Winxs, Barbie &Co, ho provato a creare qualcosa di speciale, colorato e... unico. Non sarà forse l'astuccio più bello al mondo, ma di certo sarafattoconamore: spero ti piaccia, fatina mia!


(Se volete copiare l'idea, ho creato due strisce patchwork riciclando avanzi di stoffa, con le 24 gradazioni di colore delle matite, 12 per lato; 2/3 circa dell'altezza li ho usati per i due pannelli base e 1/3 circa per la parte superiore della tasca in cui alloggiare le matite. 



Il resto dei pannelli e delle due tasche l'ho completato con stoffa a tinta unita, ho creato due trapezi per chiudere la parte superiore in modo che le matite non possano scivolare fuori e due laccetti per chiudere l'astuccio arrotolato).


Buon compleanno, Aris!



Così è già passato un anno da quel giorno magico in cui sei arrivato qui.



                                           Io ti ringrazio per averci scelti, proprio noi!

Un giorno racconterò la tua storia, la storia della tua nascita Lotus, di come sono arrivata alla scelta di farti avere una nascita il più rispettosa possibile. 



Ma per oggi, niente chiacchiere, solo tantissimi auguri per il tuo primo compleanno.

La tua mamma.

venerdì 20 settembre 2013

Spunti montessoriani fai da te


Ecco qui un gioco in stile montessoriano, fai-da-te. 

L'occorrente è banale: una scatola di scarpe con coperchio, tre palline di diversa grandezza, forbici o taglierino.
Basta ritagliare tre buchi nel coperchio, della misura giusta per le tre palline (se proprio si vuole essere pignoli, si possono levigare i bordi con della carta vetrata).



Si mostra al piccolo come si usa e si lasciano a lui scatola e palle.

Con giochi come questo c'è l'autocorrezione degli errori, uno dei principi su cui si basa la pedagogia montessoriana: il bimbo da solo, non riuscendo ad infilare la pallina grande nel buco piccolo (l'"errore"), impara dalla sua esperienza diretta cosa si può fare e cosa no (autocorrezione) rispetto - in questo caso - alle dimensioni reciproche palla/foro.

Il mio piccino (1 anno) si è divertito così:





domenica 15 settembre 2013

Il massaggio spontaneo ai piedi dei bambini

Massaggiare i piedini dei bimbi non è sempre facile, anzi. È semplice quando sono neonati, ancora così piccini, in quello spazio tra il sonno e la veglia che si ripropone tantissime volte nel corso della giornata, e quando pochi tocchi sono sufficienti.



Trattare i bimbi non più neonati invece è più complicato, perché si prestano poco a restare fermi, perché hanno ben altro da fare, perché è difficile stabilire un orario per l'appuntamento. Da operatore, insomma, è complicato (anche se non impossibile!). Ma da mamma si può fare e si può fare tanto. Perché si può cogliere qualsiasi momento buono, perché si può fare la sera per conciliare il sonno, il rilassamento, o la mattina per addolcire il risveglio, o in qualsiasi altro momento della giornata mentre ci si coccola sul divano. E non occorre saper massaggiare: basta prendere tra le mani quel bel piedino e toccarlo, accarezzarlo, cercarne i punti più cicciotti, avvolgerlo, picchiettarlo dolcemente, riscaldarlo se è freddo, tastare ogni singolo ditino.

Nell'On Zon Su© si apre qualsiasi massaggio con una parte preliminare, che prevede sì movimenti e digitopressioni ben precisi, codificati, ma che non si discostano molto (non tutti) da alcuni movimenti che vengono spontanei quando si prende un piede tra le mani e senza alcuna conoscenza specifica lo si prova a massaggiare. Queste tecniche preliminari servono ad aprire i canali energetici che collegano il piede al resto del corpo, a risvegliare il piede, ma hanno anche già degli effetti diretti, per cui ogni mamma può massaggiare i piedini del proprio bambino, in modo spontaneo e sempre con Amore. Il beneficio ci sarà.

martedì 10 settembre 2013

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